E.E. Schmitt La Parte dell’altro “La parte dell’altro”, parla della vita di Adolf Hitler visto dalla parte dei suoi sentimenti, emozioni ed espressioni della sua personalità, sia nella sua collocazione naturale, piena di sconfitte e rivalse, sia in quella immaginaria dove tutto si trasforma, compreso l’esame per entrare nella Accademia di Pittura, che viene passato. La vita reale lo porta ad incontrare le idee già presenti all’ epoca, sulla presunta “realtà” della supremazia tedesca, mentre quella immaginaria lo trascina fino ad essere curato da Freud, per i suoi problemi con l’altro sesso e con le persone in generale. La vita reale di H., è sicuramente romanzata, ma altrettanto la sua altra vita anch’essa più che romanzata, è piena di sconfitte e piccole, grandi vittorie. Il tutto concentrato sulla sua persona sui suoi rapporti con gli altri e persino sul suo comportamento durante la prima guerra mondiale. Due uomini completamente diversi, che prendono la guerra in modi diversi. Poi c’è il lato sesso, che anche qui ne fa due personaggi opposti e insieme uguali (ad esempio la loro predilezione per le giovani fanciulle). All’alter-ego di Adolf, sembra che la vita gli offra vantaggi e splendore, ma la guerra gli rimette tutte le carte al posto. Come l’originale anche lui perde il suo amore e le ristrettezze incominciano a farsi sentire. Contemporaneamente per il vero fautore della Storia, le folle lo invitano a mani aperte a diventare il nuovo cancelliere, e così successe. Adolf l’amante, Adolf il padre di 2 bambini e insegnante di belle arti, dopo aver rinunciato a dipingere, per amore, si era ritrovato con una destra al potere che minacciava la guerra. Adolf il trionfatore di folle invece aveva già preso l’Austria e si preparava a fare guerra alla Cecoslovacchia e alla Polonia. Proprio 2 vite e due sentimenti ed emozioni contrapposte che da una parte l’alter ego sperava nella pace, mentre dall’altra il vero innescava il conflitto. L’H. immaginario aveva ritrovato il suo vecchio amore grazie alla sua ragazza ora morta, mentre il vero H., si rifiutava di avere molti incontri con Eva Braun che considerava, come d’altronde tutte le donne, esseri inferiori. Adolf aveva ricominciato a dipingere, Hitler aveva preso la Francia....Ormai si era alla fine della guerra, la Germania era sconfitta, la Francia liberata, dove Adolf era diventato un grande artista, un grande pittore, con opere che altrimenti Hitler, avrebbe classificato come devianze, immondizie (il primo dei surrealisti). Hitler era morto, Adolf invece era vivo, con la sua moglie ebrea e i sui figli che ormai si erano fatti grandi e sposati. È qui che ci si interroga cosa sarebbe successo se Adolf, l’uomo avesse avuto il coraggio di scorgere “la parte dell’altro” e non fosse divenuto l’unico portatore della verità suprema e assoluta. America e Urss si erano spartiti la Germania, prima, il mondo dopo. Era calata la guerra Fredda. Al nostro Adolf era morta la sua seconda moglie e i suoi quadri non si vendevano più tanto bene. Si era dunque deciso ad andare negli Stati Uniti per stare con i suoi nipoti, perché in fondo aveva vissuto la sua vita, una vita di stenti e di successi. Adolf muore. Un giorno un bambino va al cinema con i genitori e vede un film sullo sterminio nazista. Si spaventa, chiede se gli uomini sono tutti dei mostri, quel bambino era E.E Schmitt. Hitler era un uomo come te e come me… Aveva in sé il potere del bene e del male, perché se non si può influire su ciò che ci accade, si possono comunque fare delle scelte e sono le scelte che ci differenziano. Ma quello di cui si ha bisogno è di credere che sia finita e che non accadrà mai più. Hitler aveva cominciato a essere antisemita dopo la prima guerra mondiale, mentre si hanno testimonianze di sue svariate amicizie con ebrei prima di quell’evento. In Hitler vi era sempre presente la interpretazione dei suoi fallimenti, come fallimenti degli altri, lui era un genio incompreso... Due personalità diverse, una infine sbocciata, l’altra incatenata alla sua storia personale, sessualità compresa… Hitler è stato sottovalutato, non era un politico comune, il suo odio, il suo disprezzo. Le persone prendono sul serio solo quelli uguali a sé stessi. Hitler aveva fede, ma solo in sé stesso, come se le stelle lo avessero predestinato ad un compito superiore. Per i tedeschi forse senza Hitler sarebbe stata una storia di destra al potere, ma non come si svolse con H. “La disumanità è comunque un tipico tratto umano” ed ecco che riaffiora il pessimismo di E.E. Schmitt. “Hitler è una verità nascosta nel profondo di noi stessi che può risorgere in qualsiasi momento.” Francesco Panerai.