Piero Gilardi : I “Tappeti Natura”. Partendo dal suo impegno sull’ambiente, la natura e il Nucleare, Gilardi inizia negli anni 60, con materiali industriali e tecnologici a creare i suoi “Tappeti Natura”. Sono proprio dei tappeti talvolta venduti a metro, che riproducono con il poliuretano espanso la natura in tutte le sue forme: dalla terra, alla spiaggia, al mare. Con le sue opere vuole proporre una reinvenzione di luoghi, relazioni e paesaggi, convertendo l’evento artistico in un rito collettivo dalla caratterizzazione sociale e politica. Crea un’arte in grado di sollecitare il pubblico, attivandone pensiero e sensibilità. Non è l’unico ad interpretare insieme ad altri giovani artisti il rapporto con la natura, ma le sue forme sono uniche. I suoi tappeti natura, 1965, mimano le forme dell’essere invaso da una natura che diviene isola artificiale, messa per terra e pronta ad essere calpestata. Essa si può riferire sia a dispositivo artistico che a merce pura e semplice. Attraverso immagini-oggetti surrogati e paradossali, che imitano la decoratività dei consumi ma ne rifuggono la sostanza, Gilardi rimane fedele a questo atteggiamento anche quando nel 1967, al culmine del successo per i suoi Tappeti, decide di rinunciare alla creazione di oggetti e dedicarsi alla dimensione comunicativa e relazionale dell’arte continuando a investire sulla “carnevalizzazione del mondo” per il ribaltamento dei luoghi comuni, delle attribuzioni sociali e delle funzionalità consuete, attraverso immagini- oggetti surrogati e paradossali, che imitano la decoratività dei consumi ma ne rifuggono la sostanziosa funzionalità . Negli anni ’80 applica la tecnologia pura alle sue creazioni come quando mette in movimento una finta vigna, in cui il pubblico interagisce con l’ambiente e l’ambiente risponde ad esempio muovendosi, aprendosi o chiudendosi. L’opera ricalca infatti non soltanto le forme dell’agricoltura ma anche i suoi sistemi: è collettiva, non autorale, è il frutto della collaborazione tra artisti e tecnici e ha modalità operative che richiamano il lavoro artigianale. All’inizio del millennio in una ex area industriale crea il PAV, Parco d’Arte Vivente 2008, in cui Gilardi riattiva la circolarità uomo-natura e arte-natura stabilendo la funzione primaria dell’arte. Attraverso questo binomio riesce fra i primi a rilevare il problema dei sistemi ecologici e della biodiversità. Ultimo frammento artistico è quello di porre i suoi tappeti in verticale dentro teche di plexiglass, oggetti che ripercorrono il suo tipico operare. FRANCESCO PANERAI